L’associazione è impresa commerciale se nessuno partecipa alle assemblee
La sezione tributaria della Corte di Cassazione (ordinanza dell’11 gennaio 2023) è nuovamente intervenuta in vertenza in cui l’Agenzia delle Entrate aveva riqualificato fiscalmente come attività di impresa commerciale quella svolta da una Associazione Sportiva Dilettantistica.
La natura di associazione dell’ente collettivo, che non produce redditi da attività commerciale, regolata dall’articolo 148 del Tuir, che al comma 8, lettera c) prevede, quale condizione per considerare non commerciali le attività svolte e quale fondamento delle agevolazioni fiscali, che le associazioni debbano assicurare, nelle clausole statutarie come nel reale svolgimento dell’attività associativa, l’effettività dei principi di democraticità e partecipazione nel rapporto associativo.
A questo fine non bastano le formali previsioni statutarie obbligatorie ma occorre accertarne l’attuazione in concreto nelle attività effettive degli associati e nelle relazioni interne all’associazione (Cassazione 16081/2022), sicché è stato considerato assente il principio di democraticità nel caso di scarsa partecipazione dei soci alla vita associativa e di concentrazione della capacità decisionale nella persona del presidente (Cassazione 25708/2020) o in caso di omessa convocazione degli associati quando bisognava assumere decisioni in assemblea (Cassazione 31427/2019) o ancora in caso di mancata dimostrazione da parte dell’associazione dell’effettivo e regolare svolgimento delle assemblee, di mancata indicazione delle generalità dei partecipanti e di adozione delle decisioni al di fuori dell’ambito assembleare (Cassazione 26365/2021).
Nel caso esaminato nell’ordinanza qui commentata secondo la Cassazione non vi era prova della pubblicizzazione delle assemblee tra gli associati e gli organi associativi non avevano disposto l’indizione della prima convocazione delle assemblee, che si svolgevano sostanzialmente in unica convocazione. Inoltre, era stata accertata la mancata partecipazione alle assemblee degli associati, a eccezione di un gruppo ristretto, peraltro tutti facenti parte del direttivo. A fronte di queste carenze secondo la Corte non è necessario procedere alla verifica prevista dall’articolo 149 Tuir, secondo il quale «indipendentemente dalle previsioni statutarie, l’ente perde la qualifica di ente non commerciale qualora eserciti prevalentemente attività commerciale per un intero periodo di imposta».
Infatti se manca il rispetto dei principi di democraticità e di partecipazione l’accertamento della prevalenza dell’attività commerciale è del tutto superfluo.